Il 18 maggio 2021, Franco Battiato ci ha lasciato. In questo mese o poco più, ho scelto dieci brani della sua sterminata produzione musicale, per provare a spiegare a me stesso e a chi avrà la pazienza di leggermi, cosa c’è dentro Battiato. Un piccolo approfondimento su un artista, mio conterraneo, che ho tanto apprezzato e che è, insieme a Fabrizio De Andrè, nella mia personale diarchia musicale.
10 – Di Passaggio
“Di passaggio”, dall’album “L’imboscata”.
Come condensare un trattato di filosofia in una canzone? Se vuoi saperlo ti basta ascoltare il pezzo. Si apre con la profonda voce narrante di Manlio Sgalambro che cita in lingua originale un frammento del filosofo Eraclito di Efeso: «il vivo e il morto, il desto e il dormiente, il giovane e il vecchio sono la stessa realtà: questi infatti mutando sono quelli, e quelli di nuovo [mutando] sono questi.» È il tema dello scorrere del tempo, caro al filosofo del panta rei (tutto scorre), citato da Franco nel testo con un altro famoso frammento: “non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume”. Accompagnato da un reef di chitarra tra i più belli e coinvolgenti mai sentiti, Battiato spiega che siamo di passaggio : tutto cambia ed è impossibile fermare il tempo, e mentre ci affanniamo nei nostri stupidi passatempi, nei nostri futili problemi, nelle sciocchezze di tutti i giorni, “intanto passa ignaro il vero senso della vita”.
E qual è questo senso? Ce lo spiega alla fine, con un’altra citazione in greco, questa volta del poeta Callimaco, cantata assieme ad Antonella Ruggiero. Eccola: «Dicendo “Addio sole!” Cleombroto d’Ambracia si gettò nell’Ade da un alto muro: non gli era accaduto alcun male degno di morte; aveva solo letto uno scritto, quello di Platone sull’anima.» Lo scritto di Platone sull’anima è il Fedone, in cui Socrate parla dell’immortalità dell’anima. Il corpo muta e muore ogni istante della nostra vita; l’anima invece è immortale e proprio per questo non bisogna avere paura della morte, anzi si deve imparare, nel corso della nostra vita ad accettarla serenamente.
Dunque il senso della vita è imparare a morire. Acquisire consapevolezza del “dopo”, capire che il corpo è il carcere dell’anima e che solo con la morte essa sarà libera. Così ha fatto anche lo stesso Battiato.
9 – LACRIME E PIOGGIA
“Lacrime e pioggia”, dall’album “Franco Battiato”
Parliamo di una cover. Franco nel 1982 interpreta il grandissimo successo degli Aphrodite’s Childs “Rain and tears”. Interpretata da tanti altri artisti italiani e stranieri, Rain and Tears è a sua volta, possiamo dire, una cover: infatti è un adattamento del meraviglioso “Canone” di Johan Pachebel. La straordinaria idea di Vangelis fu di riproporre il giro armonico di Pachebel e di affidare alla potente voce di Demis Roussos un romantico testo da affiancare al celebre motivo. Il testo fu tradotto in italiano dal paroliere Vito Pallavicini e interpretato da Battiato con la consueta maestria.
8 – INNERES AUGE
“Inneres Auge”, dall’omonimo album “Inneres Auge – Il tutto è più della somma delle sue parti”.
Dopo “Povera Patria” torna il Battiato politico, con una dura invettiva contro il malcostume della politica italiana, della “gente infame che non sa cos’è il pudore”. Sono i tempi delle famose “cene eleganti” del Cavaliere e il buon Franco non gliele manda certo a dire, nell’incipit iniziale :
“Uno dice che male c’è
A organizzare feste private
Con delle belle ragazze
Per allietare primari e servitori dello stato?
Non ci siamo capiti
E perché mai dovremmo pagare
Anche gli extra a dei rincoglioniti?”
Inneres Auge in tedesco significa “occhio interiore”, facoltà che permette ai mistici orientali di vedere le anime e di capirne la purezza in base al colore di esse. Oggi i modelli sono le anime nere dei potenti che dettano mode e diffondono il malcostume : sono coloro che, in un immaginario sistema di assi cartesiani, seguono “la linea orizzontale” che ci “spinge verso la materia”, mentre si dovrebbe seguire quella verticale che conduce verso lo spirito .L’uomo di cultura non può fare altro che trovare rifugio solo nella musica e nella poesia, e basta una sonata di Corelli per ritrovare la meraviglia del creato.
7 – L’OMBRA DELLA LUCE
“L’ombra della luce”, dall’album “Come un cammello in una grondaia”.
Il testo è un’invocazione, una preghiera verso l’essere supremo. Una canzone dalla spiritualità molto alta, di cui allego la meravigliosa versione in arabo (sottotitolata), cantata allo storico concerto di Baghdad, nell’Iraq di Saddam Hussein.
C’è tutto il misticismo di Battiato in questa poesia, i riferimenti alla reincarnazione, l’invocazione alla divinità di proteggere e difendere l’uomo nei momenti in cui è più indifeso, e la consapevolezza che anche le gioie più belle che passerai in questa vita, i piaceri più intensi e vivi, non sono altro che l’ombra della luce.
La nostra vita, infatti è solo una proiezione, l’ombra della vita celeste.
E chissà se il nostro, scrivendo questo testo non si sia ispirato, oltre ai mistici orientali e a Platone, anche a Giordano Bruno che, nel suo “De umbris idearum”, scriveva: “Invero nell’orizzonte della luce e delle tenebre nient’altro possiamo comprendere che l’ombra”.
6 – L’ANIMALE
“L’animale” dall’album “Mondi lontanissimi”.
“Vivere non è difficile, potendo poi rinascere cambierei molte cose”.
È l’incipit del brano, che già va controcorrente verso una certa tendenza dei giorni nostri a non voler cambiare niente di sé stessi. Ci riteniamo perfetti e se facciamo qualcosa di sbagliato, rifaremmo comunque quello che abbiamo fatto. Lo si legge in continuazione, anche qui sui social.
Perché? Perché siamo talmente egoisti ed egocentrici da non voler migliorare, andiamo fieri dei nostri errori invece di usarli per superarli.
Ed è il continuo incontro scontro tra passione e spirito, tra le pulsioni autodistruttive dell’es e le tensioni etiche del super-io teorizzati da Freud che Franco Battiato sintetizza magistralmente nel testo, oltre alle teorie del suo maestro Gurdjieff, su cui si basa gran parte della sua produzione.
L’animale che è dentro di noi ci rende schiavi delle passioni e non ci consente di innalzarci verso le stelle, verso una nuova evoluzione.
Ed è nel verso finale che si cela il vero dilemma : “e l’animale che mi porto dentro vuole te”. Rinunceremmo alle stelle per trovare l’amore?
5 – TUTTO L’UNIVERSO OBBEDISCE ALL’AMORE
“Tutto l’universo obbedisce all’amore”, dall’album “Fleurs 2”, e con la partecipazione di Carmen Consoli.
Potrebbe essere una risposta al dilemma dello scorso brano : rinunceremmo alle stelle per trovare l’amore?
Se le leggi eterne che regolano l’intero universo si piegano alla forza dell’amore, allora forse le stelle sono dentro di noi.
La schiavitù delle passioni terrene – sempre quelle de “L’animale” – ci impediscono di elevarci verso l’infinito. Però qui non si tratta di semplici pulsioni, ma dell’amore nel senso più alto del termine. Attraverso l’amore è la strada per l’assoluto, come si esplicita nella meravigliosa strofa “ed è in certi sguardi che s’intravede l’infinito”.
Tutto passa attraverso la vita in due, descritta dalla penna di Manlio Sgalambro: “rara”, “fatta di lievi gesti”, dove ci si muove “come ospiti, con delicata attenzione, per non disturbare”.
Per una coppia, non c’è augurio migliore di questa canzone, e per questo la dedico alla “mia”, di coppia.
4 – GLI UCCELLI
“Gli uccelli”, dall’album “La voce del padrone”.
L’album più popolare di Franco è un vero e proprio scrigno di gemme. Difficile scegliere tra le tante, ma “Gli uccelli” è una di quelle canzoni che devi sentire rigorosamente ad occhi chiusi per poterla apprezzare al meglio. Devi immaginare.
Battiato in questo brano coniuga in modo esemplare musica e poesia. A cominciare dal maestoso “largo” iniziale che, con sonorità ritmate alte e basse, sembra riprendere il calmo volo di un aquila. Ogni strumento musicale è scientemente usato per portare alla mente un’immagine : è così anche nel finale, dove il synth sembra un frullio rapido d’ali e i trilli acuti dei flauti un armonico cinguettio.
Oltre la musica, la poesia : gli uccelli popolano la sfera celeste, altrimenti tristemente vuota, e la solcano come macchine perfette seguendo “codici di geometria esistenziale” che “nascondono segreti di questo sistema solare”.
Sognare di volare come gli uccelli è sempre stata la massima aspirazione dell’uomo, noi ci accontentiamo di volare col pensiero, grazie a questo meraviglioso brano.
3 – NOMADI
“Nomadi”, dall’album “Fisiognomica”.
Il misticismo di Battiato è molto presente in “Fisiognomica”, che raccoglie diverse perle di difficile comprensione per chi non ha confidenza con la spiritualità orientale.
“Nomadi” non fa eccezione, perché partendo dal nomadismo come condizione di felicità umana, attraverso il tema del viaggio, si arriva al nomadismo dell’anima.
Il camminatore cerca pace e ospitalità: quando è dove potrà trovarle?
Quando: al crepuscolo del giorno, che rappresenta anche quello della vita.
Dove: alla fine della strada, il traguardo reale e metafisico dove il cerchio della vita si chiude e si entra, addormentandosi “sopra i guanciali della terra”, nei “bassifondi dell’immensità”.
È un “invito al viaggio”, alla rinuncia delle radici, delle passioni e del caos della mondanità, per raggiungere, camminando come solo i nomadi sanno fare, la pace e la tranquillità dello spirito, annullandosi in esso.
2 – UP PATRIOT TO ARMS
“Up patriot to arms” dall’album “Patriots”
Più di 40 anni fa Franco descriveva in questo storico pezzo la società odierna. L’attualità del brano è sconvolgente perché dipinge nei minimi dettagli lo stato di coma culturale della nostra società.
Il fanatismo di quelli che seguono gli ayatollah Khomeini di oggi; gli storditi dai fumi e raggi laser, effetti speciali di una società che vuole burattini e non esseri pensanti; la mercificazione del concetto di rivoluzione, la commercializzazione di falsi miti.
Tutto questo e tanto altro sta dentro Up patriot to arms, che altro non è che un desiderio di rivoluzione contro la mediocrità. Rivoluzione prettamente culturale, che deve partire da ognuno di noi, che “siamo delle lucciole che stanno nelle tenebre”.
1 – TORNEREMO ANCORA
“Torneremo ancora”, dall’omonimo album del 2019, l’ultimo.
Quando ascoltai per la prima volta questo capolavoro, pensai che veramente fosse il testamento dell’uomo e dell’artista. Lo si intuiva dal modo di cantare, così fragile, accorato e intenso.
Chiamiamolo pure testamento, eppure è più che altro un messaggio. Che succederà quando moriremo? Per la filosofia di Battiato “torneremo ancora, ancora e ancora”. L’anima rinasce ad altra vita sconfiggendo la morte, e continuerà a rinascere fin quando non riuscirà a liberarsi dai legami delle passioni. E quando sogniamo, in realtà viviamo dei frame di vite già vissute.
Per dirla con le parole dell’artista stesso : “Tutti noi siamo esseri spirituali. Siamo in cammino verso la liberazione. Fino a quando non saremo liberi, torneremo ancora, più volte, a questa vita terrena. L’esistenza è ciclica e si ripete fino a quando l’anima non sarà del tutto libera dalle emozioni perturbatrici dell’ego che la tiene avvinta. Siamo esseri schiavi delle nostre emozioni, che ci dominano. La liberazione, invece, non può avere legami”.
L’anima senza legami, come i “migranti di Ganden in corpi di luce”, viaggia attraverso sentieri invisibili verso la definitiva liberazione.
È un pensiero, anzi una filosofia, amorevole e confortante, specialmente per chi ha perso qualcuno di caro, e per tutti noi che abbiamo perso Franco Battiato.